sabato 21 aprile 2012

Adhatoda vasica: un arbusto fiorito dalle antiche virtù terapeutiche

Nella vita è importante poter contare su un nome che ci piace o che, al limite, non ci dispiace; io mi chiamo Marcella e nel mio nome mi ci ritrovo; non troppo usuale (ho rapporti di parentela, amicizia, conoscenza con tanti Giuseppe, Pippo, Pina, Pinetta, Giusy) ma neanche d’elite (Jacaranda); un nome normale con il quale è facile convivere. Tuttavia, non per tutti è così; mia nonna ad esempio si chiamava Calogera e il suo nome non lo poteva proprio sopportare, si faceva, infatti, chiamare Lina. E non le era di nessuna consolazione sapere l’importante significato del nome Calogero che in greco vuole dire “bella vecchiaia”, un nome profetico visto che mia nonna è morta a 94 anni, ben portati. Anche la nonna di mio marito in fatto di nomi non era messa meglio chiamandosi Crocefissa (detta Crocina), per non parlare di alcuni miei zii che di nome facevano Ovidio e Plinia grazie all’estro di un nonno latinista.
Anche nel mondo vegetale ci sono piante dai nomi poco musicali, difficili da ricordare e dal significato oscuro. Adhatoda vasica, ad esempio è un nome che non suona per niente bene, neanche per una pianta; troppe “a”, nella nomenclatura, che pronunciate alla "meridionale" ricordano la storiella della “rana dalla bocca grande”. A dispetto del nome, Adhatoda vasica è bel cespuglione da fiore frequente ma non usuale nelle sistemazioni a verde di parchi o giardini pubblici di città mediterranee. La specie, appartenente alla famiglia delle Acanthaceae, è di origine orientale provenendo da India, Birmania, Malesia, Pakistan ed il suo nome in dialetto tamil vuol dire pianta amara e dunque non appetita dal bestiame (una capra (Adu) non la mangia (Thoda).
In ambiente mediterraneo viene utilizzata come grande cespuglio sempreverde dalle foglie lanceolate, leggermente tomentose e dalla bella ed abbondante fioritura che avviene all’inizio dell’estate o ancora prima dove il clima è particolarmente mite. La pianta produce, sulla nuova vegetazione, numerose pannocchie piramidali portanti molti fiori profumati chiamati in sanscritto "testa di leone", simili all’acanto, con sottili striature rosse alla gola.

I fiori rimangono aperti per un paio di giorni per poi seccare ed essere sostituiti in progressione da altri ed altri fiori ancora sino a che tutta la pianta non ne appare completamente ricoperta. Tuttavia, nei paesi d’origine dove la specie è spontanea, l’aspetto estetico passa in secondo piano rispetto all’utilizzo terapeutico della pianta; in India è, infatti, molto adoperata nella farmacopea tradizionale per le proprietà antispasmodiche  delle foglie e delle radici  che trovano impiego, essiccate o bollite, come rimedi contro asma, bronchite, tosse e ittero contenendo alcaloidi dalle proprietà antinfiammatorie, analgesiche, espettoranti. Nella medicina omeopatica, inoltre, dalle foglie si ottiene un rimedio utilizzato contro la febbre da fieno.

La specie, in giardino, è molto adattabile e posta in zona riparata a ridosso di muri, con disponibilità idrica ed abbondanti concimazioni può raggiungere l’altezza di circa due metri; è inoltre facile da riprodurre per talea legnosa o semi legnosa in estate; teme il freddo ma ha grandi capacità di recupero ricacciando facilmente dal piede. Per quanto riguarda il nome, i moderni hanno concesso alla specie una nuova opportunità chiamandola, secondo la nomenclatura Green, Justicia adhatoda L. ma se vogliamo fare ancora di più per questa specie possiamo comportarci  come molte persone di nome Gaetana o Concetta che cambiano il nome indigesto in Concita, Cetty, Tania o Nella; chiamiamo questa specie con il sopranome inglese di "Malabar nut" e non se ne possa parlare più.

6 commenti:

  1. Hahaaaa amica Marcella, very nice and humorous text!!!!
    All names have their beauty. However, this flower is beautiful! And it offers so many in Medicine and Botany!
    Tanti baci
    Ciao

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  2. Marcella! Adoro questo post. La dissertazione sui nomi e sulla pianta Gaetana è fantastica. Baci

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  3. Ciao Marcella!!!Grazie per il tuo commento al mio post. Sabato sono stata a Vicenza in fiore, mi sono persa tra fiori e piante incredibili. Non ho resistito, ho acquistato 16 piante di lavanda selvatica o Lavandula Stoechas, visto che hai raccontato di nomi strani, questo Stoechas non mi entrava in testa...L'ho alternata a siepi quadrate di piccoli bossi. Ai miei fiori bianchi quest'anno ho aggiunto il lilla! Poi al posto del vecchio bosso abbiamo piantato tre alberi di carpino. Tornando alla fiera ho visto delle piantine incredibili che vivono senza terra, vanno solo bagnate ogni tanto, si chiamano Tillandsia. Avevo fatto un post tempo fa su una di queste piante, ma alla mostra ne ho ammirate di strepitose. Senz'altro tu le conosci. Mi hanno detto di visitare www.tillandsia.it.
    Bellissimo il fiore del tuo post, quanta bella natura ci perdiamo per i nostri freddi inverni! Un abbraccio

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  4. Ciao Giulia, ciao Audrie, grazie per essere passate a salutarmi;
    per quanto riguarda le tillandsie ho spesso incontrato, andando per fiere, un vivaio specializzato che si chiama "Le figlie del vento" (http://www.tillandsie.com/tillandsieCMS/); in Sicilia intorno ai paesi di Giarre ed Acireale dove c'è il mare e piove molto le tillandsie sono coltivate all'aperto appese, nei balconi, a fili di ferro; chissà, potrei anche farci un post!!

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    1. Si, mi piacerebbe molto che tu ci raccontassi di queste strane piante. Grazie! Ciao a presto.

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